INCONTRIAMOCI
Palazzina di via del Piombo,5
Centro di documentazione delle donne.
deciso di manifestare
la propria opposizione in concomitanza con le stesse date.
Come Donne in Nero
che da anni ci occupiamo di conflitti armati e guerre a partire dalla relazione
con le donne dei luoghi dei conflitti, da tempo insieme a loro abbiamo
individuato nella NATO una vocazione militare sempre più accentuata, passando
da una strategia di difesa ad una di interventi
militari in un'area sempre più ampia.
Giova ricordare che
la NATO ha origine nel Trattato Atlantico del 1949 e che era nata come alleanza
contro i paesi del blocco sovietico. L'URSS è crollata nel 1990, di conseguenza
è venuto meno il Patto di Varsavia mentre la NATO “anacronisticamente” è ancora
qui e continua ad espandersi.
Oggi, infatti con i
suoi 28 stati membri effettivi (USA,
CANADA e STATI EUROPEI) adotta una strategia tesa ad allargare ancora le
proprie fila con sempre nuovi paesi anche non europei attraverso:
Dialogo del
Mediterraneo (7 stati compreso
Israele)
Iniziativa di
Istambul (4 e fra poco 6 stati del MO)
Partenariato per
la pace (22 membri in tutto il mondo anche Est Europa)
Creazione di un
“pivot” verso l'Asia (in una prospettiva futura di competizione militare ed
economica con la Cina ).
La politica attuale
della NATO è incarnata nel suo documento del Concetto Strategico che ha avuto
più versioni (1991/1999/2010) improntato
a rendere la NATO più orientata alle spedizioni o pronta alla guerra, in grado
di entrare in azione all'interno dell'Europa o molto lontano.
Il cambiamento del modello di difesa italiano
ha portato al passaggio da un esercito popolare a uno di volontari con
ispirazione comune a quella della NATO.
“Tutela degli
interessi nazionali nell'accezione più vasta di tale termine, ovunque sia
necessario” (1991-Governo Andreotti)
coincide con lo spirito del Concetto Strategico anzi ne è ispirato.
Ne è derivata la
partecipazione economica e militare a tutte le avventure di guerra volute dalla
NATO.
Nelle linee guida inviate dalla Ministra della
Difesa Pinotti oggi si dice “per la
salvaguardia degli interessi vitali il paese è pronto a fare ricorso a tutte le
energie disponibili e ad ogni mezzo necessario compreso l'uso della forza o la
minaccia del suo impiego” “lo strumento militare rappresenta per il paese una
assicurazione e una garanzia per il suo stesso sviluppo”. Un invito a
rafforzare l'industria bellica? Tutto questo mentre anche gli USA sono
costretti a riconoscere la insicurezza tecnologica degli F35 che ad occhi
chiusi avremmo dovuto comprare come indispensabili per la nostra difesa (vedi
dichiarazioni di Mauro e Pinotti del 2013). E oggi l'ineffabile ministra
propone che sia la NATO a presidiare il Mediterraneo, definendo Newport
l'appuntamento più importante dopo la caduta del Muro di Berlino.
Qual è il senso del
rilancio dell'espansione della NATO e della strategia militare in Europa?
L'Europa è così
effettivamente minacciata militarmente
da altri paesi tanto da giustificare spese militari crescenti in una situazione di gravissima crisi
economica e sociale per cittadine e cittadini?
L'Italia spende 70
milioni al giorno e si è impegnata proprio a Newport a portare le spese al 2%
del PIL come dovranno fare tutti gli stati membri.
Quali i pericoli
che questo progetto di rafforzamento offensivo discusso nel Summit di Newport
(Galles) rappresenta, non solo per un futuro di relazioni pacifiche fra i
popoli, ma anche rispetto ad una autonomia economica e politica non solo
dell'Europa?
Non a caso sono in
corso accordi “segreti” fra governi su un trattato Ttip ( partenariato
transatlantico per il commercio e gli investimenti) che dovrebbero essere
invece tema di discussione pubblica.
Perché rafforzare una NATO
che spreca risorse per guerre illegali e pretestuose nelle motivazioni, con
risultati disastrosi di morte e distruzione sotto gli occhi di tutte/i,
causando il perdurare di conflitti interni che si trascinano per decenni a
seguito dello sgretolamento nel tessuto sociale e la divisione che la guerra
stessa genera, spesso di proposito?
Perché le donne
dovrebbero protestare contro la NATO?
·
Nel nostro paese
le spese militari come paese membro della NATO e non solo, sono sempre
crescenti a fronte di una grave riduzione delle spese per i beni e i servizi
primari necessari, incidendo anzitutto sulla vita delle donne . In un paese di
catastrofi, terremoti e allagamenti come l’Italia si continua con un crescendo
di militarizzazione invece di investire sulla sicurezza ambientale,il
nostro Presidente del consiglio propone "più spese per la Difesa se l'Europa mi fa sforare il patto di
stabilità"!!!!!!!!!!! .
nostro Presidente del consiglio propone "più spese per la Difesa se l'Europa mi fa sforare il patto di
stabilità"!!!!!!!!!!! .
·
Con le basi e le
presenze militari aumentano lo sfruttamento sessuale e la violenza contro le
donne. Ad esempio le guerre nei Balcani hanno prodotto una enorme industria del
sesso e traffico di donne.
·
Le donne
soffrono di più per gli effetti della guerra,i loro corpi sono ormai
sistematicamente considerati bottino di guerra e campo di battaglia. Sono loro
la maggioranza delle vittime civili, le rifugiate e le sfollate che soffrono
lutti inenarrabili. Migliaia sono prive di mezzi di sopravvivenza come in
Afghanistan, in Iraq, in Siria, Palestina, Congo, Sud Sudan e altri luoghi,
·
Il linguaggio
delle “alleanze” e dei “blocchi” esprime una logica patriarcale orientata alla
guerra.
·
Le installazioni
militari della NATO nei nostri paesi danneggiano la vita quotidiana, l'ambiente
e la nostra sicurezza.
·
la pressione
della NATO sull'Unione Europea sta mascolinizzando e militarizzando le nostre
società
·
la Nato sfrutta
e usa a scopi militari la Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite”
Le donne non sono solo vittime, ma possono avere e hanno un
ruolo chiave nella prevenzione dei conflitti, nella riconciliazione e nella
costruzione della pace, sono comunque potenziali non ancora valorizzati, lo
abbiamo visto nelle trattative fallite nella guerra in Siria dove le donne non
sono state ammesse. Non riconosciamo alla NATO alcun ruolo per la nostra
sicurezza. La vera sicurezza deriva da negoziati pacifici e
dalla composizione nonviolenta dei conflitti.
Sarebbe utile
incontrarci e discutere di questi temi e rintracciare non solo le
responsabilità maschili rispetto a un mancato coinvolgimento delle donne sulle
questioni militari ma anche la lontananza delle elaborazioni femministe dai
temi della guerra che pure avevano generato l'assunto carico di significato
“FUORI LA GUERRA DALLA STORIA” mai abbandonato.
Avevamo immaginato di poter avviare non solo
un dialogo su questi temi ma anche forme di attivismo in concomitanza del
Summit, come uscite pubbliche in nero e
in silenzio con striscioni e volantini chiedendo alle altre donne, singole e
associazioni, di unirsi a noi. I drammatici eventi in Palestina in particolare,
durante questi mesi ci hanno dissuaso dal focalizzarci sul NO alla NATO. E'
venuto il momento di riprendere il discorso soprattutto di fronte ad un panorama
internazionale disseminato di aree di conflitto, violenze inenarrabili ed esodi
massicci."E' urgente riattivarci di fronte alle prospettive di riarmo
della NATO e del nostro e di altri governi che aprono sempre maggiori prospettive di guerra". NON IN
NOSTRO NOME!
Aspettiamo vostre osservazioni e proposte.
DONNE IN NERO Bologna
Nessun commento:
Posta un commento