28 ottobre 2008

APPELLO del Centro Antiviolenza Le Onde di Palermo


Da Women.it:
Nel dicembre 2007 il Comune di Palermo interrompeva la decennale convenzione per i servizi di ospitalità e accoglienza a donne e minori vittime di violenza effettuati dalla nostra associazione. Da gennaio 2008 abbiamo comunque garantito i servizi di accoglienza ed ospitalità nella Casa delle Moire e nella Casa di Maia, secondo le nuove modalità concordate con l'Amministrazione Comunale - Assessorato Attività sociali, e con l'impegno dell'inserimento delle azioni nel riallineamento del Piano di Zona DSS42 L. 328/2000, all'oggi non ancora avviato.
In questi mesi abbiamo accolto 243 donne e ospitato 18 tra donne e minori.
Il comune di Palermo non ha però erogato il pagamento delle rette, così come previsto, determinando per l'Associazione Le Onde Onlus una grave sovraesposizione economica che non è più possibile sostenere.
Siamo pienamente consapevoli che con questa scelta si determina una severa riduzione dei servizi specializzati in merito al contrasto del fenomeno della violenza verso le donne ed alla garanzia di luoghi di protezione per quelle donne coi loro figli/e costrette ad allontanarsi da casa per problemi di sicurezza.
Siamo disponibili a fornire ogni informazione e ci auguriamo che vogliate dare risalto ad una notizia che segnala per la città di Palermo e per la sua provincia una seria difficoltà per la richiesta di aiuto da parte delle vittime di violenza.
Potete contattarci:Le Onde OnlusVia XX Settembre 57
Tel. e fax 091 327973 Mail leonde@tin.it

MALALAI JOIA: Dietro la droga la mano della CIA

- Firenze, 23 ott. -
"Non e' piu' un segreto che uno degli scopi nascosti della guerra del 2001 era che la Cia riacquisisse il controllo delle rotte del traffico e di un'industria, come quella globale degli stupefacenti, che vale 600 miliardi di dollari".
Lo ha detto Malalai Joya, la deputata afghana, in questi giorni in Italia, durante un'intervista al blog http://www.losermagazine.eu/.
"L'economia della droga in Afghanistan e' un disegno politico della Cia supportato dal ministero degli Esteri statunitense. A quanto mi risulta - ha aggiunto - alcuni reparti dell'esercito americano sono direttamente coinvolti nel traffico della droga attraverso l'Afghanistan e dall'Afghanistan verso i Paesi confinanti".
Frasi forti, a pronunciarle e' Malalai Joya, la deputata afghana che, nel maggio 2007, fu sospesa dal Parlamento per aver criticato il governo del suo Paese, denunciando la presenza al suo interno dei signori della guerra, trafficanti di droga e violatori dei diritti umani. Accostata spesso a Aung San Suu Kyi, la leader dell'opposizione in Birmania, Malalai Joya e' stata premiata pochi giorni fa (il 21 ottobre) dal Consiglio regionale della Toscana con la medaglia d'oro "per l'instancabile attivita' svolta in favore della democrazia, dell'affermazione dei diritti umani e contro la violenza su donne e bambini".
"L'unico settore in cui i progressi dell'Afghanistan sono stati superiori a qualsiasi immaginazione - continua Malalai Joya - e' la coltivazione e il traffico di droga: ora il nostro Paese produce il 93% dell'oppio mondiale, e i quattro piu' grandi attori del traffico mondiale di eroina sono membri del governo afghano. Lo stesso New York Times ha riportato nei giorni scorsi la notizia che il fratello del presidente Karzai, chiamato 'il Bush di Kandahar' per i suoi legami con l'amministrazione americana, sarebbe un noto trafficante di droga". "Oggi non e' piu' un segreto - conclude la deputata afghana - che uno degli scopi nascosti della guerra del 2001 era che la Cia riacquisisse il controllo delle rotte del traffico e dei 600 miliardi di dollari che vale l'industria globale della droga". (AGI)

23 ottobre 2008

Lunedì 27 ottobre ore 20.45 in Vicolo Bolognetti 2 " America Latina : l'impegno delle donne nelle zone di conflitto ed emarginazione"

Conferenza di Patricia Tough - Donne in Nero di Bologna.

MOSTRA
LA MEMORIA AL VENTO
I 35 anni della Organización Femenil Popular OFP

Senza memoria la verità è menzogna,
la giustizia vantaggio per gli impuniti,
la riparazione soltanto briciole.

La mostra ripercorre la storia della più antica organizzazione di donne della Colombia che nel 1972 si è costituita come movimento contro la guerra a partire dalla località di Barrancabermeja, estendosi poi come rete regionale.
Dal 2000 ha assunto una dimensione nazionale arrivando fino alla capitale Bogotà.
L’OFP nata come rete sociale per la lotta contro la violenza familiare e la sottomissione delle donne, per il diritto alla casa e a una “vita digna”, è diventata punto di riferimento per tutta la comunità, anche attraverso l’istituzione delle “Case per le donne”.
Attualmente sono tremila le donne associate e circa centosettantamila le persone coinvolte dalle varie attività dell’OFP.

Lunedì 27 ottobre ore 20.45 Sala del Silentium in Vicolo Bolognetti, un'occasione per parlare ancora a Bologna delle donne di America latina, ce la dà il progetto "Le formiche della pace:donne insieme per un mondo migliore" .
Ci sarà una bellissima mostra inviataci dalle donne della OFP (Organizacion Femenina Popular) un'associazione di donne che, nata 36 anni fa a Barrancabermeja si è diffusa nel paese fino a Bogotà; illustra attraverso manifesti, magliette e altro, i temi delle lotte che da decenni portano avanti le donne coraggiose di questa associazione.Ci saranno dvd della Ruta Pacifica de Mujeres, nata nel 1996, si definisce "proposta politica femminista per l'uscita negoziata dal conflitto armato" e ingloba più di 315 associazioni e gruppi di donne di 5 regioni del paese. Aderisce alla rete internazionale delle Donne in Nero così come la OFP.Ci saranno musica e letture di testi. Nel 2005 abbiamo già avuto a Bologna la coordinatrice nazionale della Ruta, Marina Gallego.

Stasera a Palazzo D'Accursio SERATA D’ONORE PER MARISELA ORTIZ RIVERA


GIOVEDÌ 23 OTTOBRE ORE 20,45
PALAZZO D’ACCURSIO, CAPPELLA FARNESE,
PIAZZA MAGGIORE 2 - BOLOGNA
SERATA D’ONORE PER MARISELA ORTIZ RIVERA
organizzata in collaborazione con il Comune di Bologna
ASSEGNAZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE
“DANIELE - CASE DEGLI ANGELI” 2008
Presenti le Autorità Istituzionali di Regione Emilia-
Romagna, Provincia di Bologna e Comune di Bologna.
Con la partecipazione di Federica Govoni, attrice, Cristina
Ferrari cantante, Franesco Dorello alla chitarra.
Conduce la serata la giornalista Bice Biagi.
Si ringraziano per la collaborazione:
QUARTIERE SAN VITALE - COMUNE DI BOLOGNA
COMUNE DI CASTELLO D’ARGILE
COMUNE DI PIEVE DI CENTO
COMUNE DI SASSO MARCONI
ASSOCIAZIONE AMNESTY INTERNATIONAL - BOLOGNA
ASSOCIAZIONE TATAWELO - FIRENZE
ASSOCIAZIONE DONNE IN NERO - BOLOGNA
ASSOCIAZIONE DONNE DI SABBIA - TORINO
ASSOCIAZIONE MARIBEL - BERGAMO
ASSOCIAZIONE CARACULT - BOLOGNA

Gli esiti del programma “giustizia” italiano in Afghanistan:

Nell’ottobre del 2007 i criminali al potere in Afghanistan hanno incarcerato, nella provincia di Balkh (nel nord dell’Afghanistan), il giovane giornalista Parwiz Kambakhsh.
Parwiz è stato accusato di blasfemia per aver distribuito un articolo, stampato da Internet, nel quale si parlava dei diritti delle donne nell’Islam.
Inizialmente condannato a morte dall’oscurantista consiglio dei religiosi di Balkh, Parwiz ha aspettato per un anno, in galera, la sentenza della corte d’appello e ora la sua esecuzione è stata trasformata in 20 anni di reclusione. I suoi avvocati vogliono ricorrere alla corte suprema, ma senza una mobilitazione internazionale a favore di Parwiz la condanna sarà probabilmente confermata.
Le infamanti accuse nei confronti di Parwiz da parte dei tribunali afghani dimostrano come in Afghanistan, a sette anni dall’invasione militare americana, la libertà di stampa sia totalmente negata e come non sia in vigore una giustizia che possa definirsi tale.
Un altro esempio è quello di Naseer Fayyaz , un altro coraggioso giornalista, che per aver criticato il governo è stato minacciato di morte da noti criminali - oggi al potere - come Ismail Khan e Qasim Fahim, e perseguitato dai servizi segreti afghani (KHAD), finché si è trovato costretto a lasciare il paese.
In Afghanistan quella in vigore è solo la legge del più forte, e chiunque osi opporsi ai fondamentalisti al potere e alle autorità religiose viene punito con condanne esemplari, minacciato, costretto ad allontanarsi dal paese, ucciso, indagato dai servizi segreti.
Durante la legislatura di centrodestra (2005-2006), il governo italiano - secondo le direttive varate dopo le conferenze di Bonn (2001) e di Londra (2006) - ha messo in piedi un costosissimo programma giustizia (50 milioni di euro, spesi dai contribuenti italiani) al quale hanno lavorato centinaia di esperti italiani, e con cui si sarebbe dovuto ricostruire il sistema giuridico afghano.
L’assurda condanna di Parwiz Kambakhsh dimostra quanto il programma giustizia promosso dal nostro governo sia stato fallimentare, soprattutto a fronte dell’enorme spesa sostenuta. È anche un’ulteriore disfatta per Karzai e per i governi occidentali che hanno vestito dei noti criminali di guerra in giacca e cravatta definendoli democratici e portandoli al potere.
Chiediamo che tutti i sinceri democratici, coloro che credono che non esista una giustizia di serie A, per gli occidentali, e una di serie B, per tutti gli altri, alzino la loro voce mobilitandosi in tutti i modi possibili e a tutti i livelli, per assicurare la libertà a Parwiz Kambakhsh e la libertà di espressione e la legalità a tutti i giornalisti e democratici afghani.

CISDA – Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane
22 ottobre 2008

7 ottobre 2008

Due anni fa l'assassinio di Anna Politkovskaja

Oggi ricorre il secondo anniversario dell'assassinio di Anna Politkovskaja uccisa a Mosca nell'ascensore della sua casa per mano di sicari crudeli che hanno chiuso la bocca a una giornalista coraggiosa che osava chiamare Putin "bandito" e diceva la verità sulla Cecenia, sull'estrema violenza di questa guerra, sulla sorte dei giovani che sono andati a combatterla e della popolazione che l'ha subita e dei giovani che sono andati a combatterla con il mito della grande patria russa. E' stato l'ultimo atto di una lunga serie di minacce e tentativi di uccisione che Anna aveva subito negli anni. Ma la sua idea di giornalismo era alta: cercava di raccontare con onestà quello che vedeva, scriveva pensando che i diritti umani siano un valore assoluto, da difendere sempre anche in Cecenia che lei definiva "un inferno sulla terra".

Da "il disonore russo" di A. Politkovskaja

"Le guerre finiscono precisamente quando i nostri sentimenti di odio cedono il passo...altrimenti, come tanti condannati a morte aspettiamo il nostro turno, perché abbiamo affidato il nostro paese a persone che non hanno paura di starminare i propri simili, innocenti. Non si tratta della guerra senza quartioere contro il "terrorismo internazionale" dove i "dettagli" non contano. Si tratta di capire quello che è successo a NOI. E' di noi che si tratta. Della bestialità che ha invaso i nostri cuori. E dal cuore di questa Cecenia "pacificata" ho voglia di gridare:SOS!"

4 ottobre 2008

DOMENICA A VICENZA SI VOTA!


Dal comitato NO DAL MOLIN


Date: Fri, 3 Oct 2008 11:17:06 +0200

IL CONSIGLIO DI STATO? LADRO DI DEMOCRAZIA
DOMENICA 5 OTTOBRE SI VOTA COMUNQUE

Stasera, in piazza dei Signori a Vicenza, il Sindaco, davanti a migliaia di persone (la piazza era stracolma), ha invitato i cittadini ad andare comunque a votare domenica prossima come già stabilito, presentandosi col documento d'identità e il questionario dalle 8.00 alle 21.00 al proprio seggio. Quindi, nonostante il Consiglio di Stato, la consultazione a Vicenza si farà!Per il futuro della nostra città e per non farci imbavagliare dai nostri governanti, PARTECIPIAMO TUTTI alla consultazione. Difendiamo la democrazia!

PS: Dopo la notizia del consiglio di stato, per chi avesse buttato via la scheda elettorale, nonostante avesse voluto votare, c’è la possibilità di andare a prendersene un’altra presso gli Uffici Elettorali del Comune (per info, andate sul sito internet del Comune
http://www.comune.vicenza.it/ente/referendum/), oppure potete tranquillamente richiederla presso il vostro seggio elettorale (lo trovate scritto sulla vostra scheda elettorale), votando direttamente sul posto.

1 ottobre 2008

A Vicenza ferita la sovranità e la democrazia!

COMUNICATO STAMPA

A VICENZA FERITA LA SOVRANITA' E LA DEMOCRAZIA!
CON NO DAL MOLIN E SI' A VICENZA
Di
Luisa Morgantini
Vice Presidente del Parlamento Europeo

Roma, 1 Ottobre 2008

E' davvero una pena la decisione da parte del Consiglio di Stato di accogliere la richiesta di sospensione della consultazione popolare sulla costruzione della Base americana a Vicenza. Una pena per l'arroganza e la cancellazione della democrazia.
Sono stata ieri a Vicenza e ho visto con i miei occhi la base: l'ho guardata dal belvedere e appariva come una ferita aperta di una città, consegnata nelle mani di un altro paese, un luogo di cui perdiamo la sovranità e dove troveranno - come dice ipocriticamente il Commissario Costa - riposo, i soldati di ritorno dalle missioni in Iraq e in Afghanistan, dove però non vanno a riposare ma a bombardare e uccidere troppo spesso civili.
Sono anche entrata nell'area destinata al 'riposo del guerriero' e ho avuto una sensazione di morte: ho visto gli uomini e le donne dell'aeroporto civile che sarà dismesso e che non avranno più il loro lavoro, e i 15 studenti da pilota che devono interrompere il loro corso e gli hangar e gli aerei inutilizzati, di corsa li stavano portando ieri a Thiene, perchè da Dal Molin hanno avuto l'ordine di non sollevarsi più in volo.
Sono andata nella tenda di No dal Molin, un laboratorio di democrazia e di volontà di cittadini e cittadine di Vicenza che non vogliono né una città militarizzata né l'inquinamento della quarta falda acquifera più grande d'Europa proprio sotto la base.
Concordo con le parole del Comitato del Presidio No dal Molin, di Cinzia Bottene e delle altre donne e uomini del Presidio: stiamo assistendo ad una drammatica emergenza democratica che cancella il legittimo diritto previsto costituzionalmente dei cittadini di esprimere liberamente la propria opinione e decidere del proprio territorio e della propria vita.
Vale comunque la pena andare avanti perché la battaglia del Presidio No Dal Molin è giusta perché difende la terra da disastri ambientali e da città militarizzate.
Tutta la mia solidarietà alle donne e agli uomini del No Dal Molin e la mia adesione alla manifestazione di questa sera e di tutti i giorni a venire.