24 giugno 2008

Aderiamo al Gay Pride del 28 giugno a Bologna


Storica condanna dell'ONU: lo stupro è arma di guerra.

Da kataweb: L'uso dello stupro come arma di guerra è stato ufficialmente condannato per la prima volta dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che minaccia dure e reali azioni repressive verso i responsabili di violenze sessuali contro le donne. La condanna è contenuta nella risoluzione 1820, appoggiata da trenta Paesi, tra cui l'Italia, e approvata dai Quindici Stati membri del Consiglio di sicurezza. Dopo millenni, una delle più tremende consuetudini della guerra è stata condannata dal più alto consesso della politica mondiale. Tra le altre cose, la risoluzione chiede al segretario generale Ban Ki-moon un rapporto entro il 30 giugno 2009 per individuare "i conflitti armati dove la violenza sessuale è stata usata ampiamente o sistematicamente contro i civili".

21 giugno 2008

Aderiamo alla marcia del Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania

Noi Donne in Nero, riunite in un seminario nazionale sulla militarizzazione
del territorio, sabato accoglieremo la Marcia del 21 giugno "QUELLI DEL SI".
del Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania.
Saremo là con il nostro striscione, vestite di nero ma con qualcosa di
bianco visto che questo è il colore distintivo della manifestazione, il
bianco del pulito in tutti i sensi.

Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania

Il 21 GIUGNO
QUELLI del SI
invitano alla GRANDE MARCIA POPOLARE
Acerra – Napoli per dire:


• SI ALLA GESTIONE ORDINARIA DEI RIFIUTI
• SI ALLA RESPONSABILITA’ DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI
• SI ALLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA E AL DIALOGO CON I CITTADINI

• SI ALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA (UMIDO/SECCO)
• SI AL PASSAGGIO TASSA-TARIFFA PER PREMIARE CHI RICICLA
• SI ALLE ISOLE ECOLOGICHE IN OGNI TERRITORIO E COMUNE
• SI ALLA VENDITA DI MERCI E IMBALLAGGI SOLO RICICLABILI

• SI ALLE BONIFICHE DEI TERRITORI INQUINATI DA RIFIUTI TOSSICI
• SI AL BLOCCO DEI RIFIUTI TOSSICI VERSO LA CAMPANIA
• SI ALLA DIFESA ED AL CONTROLLO COSTANTE DEL TERRITORIO
• SI ALLA CONDANNA PENALE CONTRO CHI HA INQUINATO ED INQUINA CON RIFIUTI TOSSICI LA CAMPANIA

• SI ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI IN OGNI TERRITORIO E COMUNE
• SI AL FINANZIAMENTO IMMEDIATO DI ALMENO 100 IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO
• SI AGLI IMPIANTI TMB (trattamento dei rifiuti a freddo) O ALLA RICONVERSIONE DEGLI IMPIANTI ex CDR IN TMB E IN IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO
• SI AD IMPIANTI DI TRASFORMAZIONE DEL RESIDUO NON RECUPERABILE IN MATERIALI PER L’EDILIZIA
• SI ALL’USO DEL CIP-6 SOLO PER EOLICO E SOLARE

• SI, INFINE, A MANIFESTAZIONI PACIFICHE E NONVIOLENTE

Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
Per informazioni e contatti:
www.rifiuticampania.org – Email: contatti@rifiuticampania.org
Tel: 3346224313 – 3286817863

16 giugno 2008

Documento delle Donne in Nero di Bologna dopo il FLAT

Il 1° maggio, nella manifestazione organizzata come ogni anno dai sindacati, c’eravamo noi DIN in una piazza annichilita e priva di messaggi politici, con il nostro volantino, unico strumento di analisi politica presente.
La situazione non è certo migliorata, spirano venti di ulteriore stretta autoritaria, di compressione delle libertà di stampa e indagine, di gerarchizzazione diffusa in tutti i luoghi, in particolare in quelli della socialità.
Si cerca di normalizzare con la presenza degli “attori della sicurezza”, dalle forze dell’ordine alle ronde, mentre la propaganda della supposta “accresciuta insicurezza” si nutre della criminalizzazione di rom, migranti e prostitute, tingendosi di episodi di ordinario razzismo, a cui è necessario rispondere con forme di resistenza non violenta.
Assistiamo anche a un più esplicito tentativo di controllo del corpo delle donne attraverso la negazione della loro autodeterminazione. Si considera scandaloso l’esercizio della libertà di scelta individuale e viene rimarcata l’eccessiva libertà di accesso a una sessualità “senza regole” contrapposta alla “cultura della famiglia”, in realtà strumento di controllo sociale..
Questa tendenza così pervasiva nella società s’innesta e s’intreccia molto bene con l’attivismo della chiesa sui temi etici.
In questo clima di oppressione si sta affermando per fortuna un sempre più vasto movimento di donne e lesbiche e l’assemblea contro la violenza maschile sulle donne del 14-15 giugno a Bologna ne è stata conferma.
Come ci dicono da tempo le Donne in Nero dei Balcani, non bisogna sottovalutare i segni premonitori di una militarizzazione crescente che potrebbe essere accompagnata dall’affermarsi di forme di “paramilitarizzazione” parallela che ricordano la Colombia, come alcuni hanno fatto rilevare, salvo che qui non c’è conflitto armato.
Si tratta allora di nuove “prove di regime”, come fu a Genova?

14 giugno 2008

Appello di Amnesty International:solidarietà alle attiviste di Ciudad Juarez

Marisela Ortiz

"Marisela Ortiz Rivera, María Luisa García Andrade, Norma Andrade e altre attiviste per i diritti umani dell'associazione Nuestras Hijas de Regreso a Casa (Nostre figlie di ritorno a casa), un'associazione che si batte per ottenere giustizia per le donne rapite e uccise a Ciudad Juárez, nello Stato messicano di Chihuahua, hanno ricevuto pesanti minacce a causa del loro sostegno al film "Bordertown", liberamente ispirato ai casi di femminicidio che, da anni, hanno luogo nella città.
Il 25 maggio diverse attiviste di Nuestras Hijas de Regreso a Casa hanno ricevuto un messaggio di posta elettronica in cui venivano accusate di trarre profitto dal film e venivano fatte oggetto di brutali minacce, insieme alle loro figlie. L'organizzazione ha infatti appoggiato l'uscita del film del regista Gregory Nava, considerandolo un mezzo utile per diffondere la conoscenza del tragico problema del femminicidio in Messico.Il 16 maggio, alcuni giorni prima dell'uscita del film a Ciudad Juarez, attiviste e attivisti di Nuestras Hijas de Regreso a Casa avevano ricevuto sms anonimi che intimavano loro di non sostenere il film. L'organizzazione veniva inoltre accusata di trarre benefici economici dalla situazione e minacciata di indagini e arresti.
Dal 1993 oltre 430 donne e bambine sono state assassinate a Ciudad Juárez e nella città di Chihuahua. In circa un terzo dei casi la vittima aveva subito violenza sessuale.Nel 2003, Amnesty International ha pubblicato il rapporto Messico: Morti intollerabili, in cui denunciava la violenza contro le donne e la sistematica mancanza di misure, da parte delle autorità, per prevenire e punire in modo effettivo questi crimini. Da allora, il governo dello Stato di Chihuahua ha adottato provvedimenti per migliorare le indagini, ma molti dei responsabili dei crimini non sono stati ancora processati. Non si ha ancora notizia di circa 30 donne, probabilmente vittime di sequestro. Da gennaio 2008, almeno 17 donne sarebbero già state assassinate.
In questi anni, le attiviste e gli attivisti delle organizzazioni non governative locali, tra cui Nuestras Hijas de Regreso a Casa, sono in prima linea nella campagna per la verità e la giustizia e hanno presentato numerose denunce alla Commissione interamericana dei diritti umani. Sono stati spesso accusati di trarre profitto dai casi e di danneggiare l'immagine di Ciudad Juárez; per questo, continuano a subire minacce ed aggressioni.
Amnesty International chiede alle autorità messicane di garantire la sicurezza dei difensori dei diritti umani e di intraprendere indagini sulle minacce da loro subite, affinché i responsabili siano assicurati alla giustizia."
Aderiamo all’appello collegandoci al sito
di Amnesty International

6 giugno 2008

Giulio Toscano dei Giuristi Democratici ferito a Ramallah.


- Intervista al magistrato cliccando sul titolo -
Oggi 6 giugno a Bilin per la settimanale protesta di palestinesi e di attivisti della sinistra israeliana contro la barriera di separazione eretta da Israele lungo il confine della West Bank era presente una delegazione internazionale.. Molte le delegazioni straniere e tanti italiani. L’uso immotivato di granate lacrimogene da parte di soldati israeliani ha provocato il ferimento del giudice Giulio Toscano, componente della delegazione dei giuristi democratici italiani che era in Palestina per occuparsi dei minori palestinesi detenuti. Le Din erano presenti in molte, malgrado il gas lacrimogeno ingurgitato stanno tutte bene.
Al giudice Toscano va tutta la nostra solidarietà mentre esprimiamo una dura condanna per questo reiterato episodio di violenta repressione sulla popolazione palestinese che a Bilin porta avanti da anni una lotta non-violenta per i propri legittimi diritti.
Italiano ferito a Ramallah, Farnesina segue il caso Roma, 06 GIU (Velino) -
Un italiano di Catania, il pubblico ministero della locale Corte d'Appello Giulio Toscano, e' rimasto ferito da una granata lanciata contro i manifestanti raccoltisi a Bilin in Cisgiordania. Lo riferiscono fonti di agenzia. Toscano era a Bilin per la settimanale protesta di palestinesi e di attivisti della sinistra israeliana contro la barriera di separazione eretta da Israele lungo il confine della West Bank allo scopo di bloccare le infiltrazioni di terroristi. Tra i circa 300 dimostranti che hanno sfilato oggi a Bilin, c'era anche la vicepresidente del Parlamento europeo, Luisa Morgantini. La Farnesina ha riferito, da parte sua, di aver attivato i propri canali diplomatici nell'area per seguire il caso. Toscano risulta essere ricoverato presso un policlinico di Ramallah, mentre gli sarebbero stati applicati alcuni punti di sutura alla testa. Secondo quanto spiegato dal ministero degli Esteri, le condizioni del connazionale ferito "non sembrano gravi" ma "sono in corso alcune verifiche".

Il Consiglio comunale di Bologna conferisce la cittadinanza onoraria a Ingrid Betancourt





La delibera, proposta al Consiglio comunale dal Presidente Gianni Sofri, in accordo con la Giunta, e anche su richiesta firmata da più di tremila cittadini, è stata approvata all'unanimità.

2 giugno 2008

1 giugno 2008

Human Rights Watch chiede il reintegro della parlamentare Malalai Joya

L'occasione per Hamid Karzai di mostrare che le donne hanno un ruolo nella politica afgana
Un anno dopo la sua sospensione - illegale - dal parlamento, il parlamento afgano dovrebbe ri-accogliere Malalai Joya, ha dichiarato lo scorso 21 maggio lo Human Rights Watch.
Il 21 maggio 2007, la camera bassa del parlamento afgano (Wolesi Jirga) ha approvato la sospensione dalla carica di parlamentare di Malalai Joya, una donna eletta nella provincia di Farah. Malalai era accusata di vilipendio dell'istituzione parlamentare ed è stata sospesa dalla carica fino al termine del mandato, nel 2009. La sospensione di Malalai è avvenuta a seguito di un'intervista televisiva in cui la parlamentare aveva paragonato il parlamento a un pollaio. Malalai ha dichiarato allo Human Rights Watch che la sua osservazione era stata estrapolata dal contesto in cui era stata pronunciata. Ha spiegato di aver dichiarato che i parlamentari si dividevano in due categorie - quelli che lavorano per istaurare i principi della democrazia e quelli che li combattono, e che in tal modo sono meno utili alla popolazione afgana di animali in un pollaio. Dopo l'intervista, Malalai ha ricevuto numerose minacce di morte sia per telefono che per lettera ed è obbligata a vivere nascosta, non ricevendo alcuna protezione né dal parlamento né dal governo. L'Afghanistan chiederà il mese prossimo miliardi di dollari di assistenza, spacciandosi per una democrazia emergente", ha dichiarato Brad Adams, Direttore Asia presso lo Human Rights Watch. "Se Malalai Joya continua a vedersi negare il diritto di libera espressione e a doversi spostare in continuazione a causa di minacce contro le quali il governo non fa nulla, non è questo un indicatore terribile della situazione dei diritti umani e della democrazia in Afghanistan?"
Malalai è una nota attivista in favore dei diritti dell'uomo, che ha criticato pubblicamente i signori della guerra e i baroni della droga in Afghanistan. A 29 anni, è la parlamentare più giovane della camera bassa. Nel 2003, hanno avuto risonanza internazionale i suoi discorsi pubblici contro i signori della guerra eletti nell'assemblea costituente e coinvolti nella stesura della costituzione afgana. Due anni dopo, è stata la parlamentare eletta col maggior numero di preferenze nella provincia di Farah alle elezioni parlamentari afgane. Dal 2003, Malalai riceve in continuazione minacce di morte. Deve cambiare domicilio ogni giorno per scongiurare un attentato. Nel 2007, è stata attaccata verbalmente e fisicamente durante le sessioni parlamentari.Dopo la sua sospensione, ha continuato a criticare i signori della guerra, incurante dei rischi per la sua incolumità. In aprile 2008, il Ministro degli interni ha negato a Malalai il rilascio del passaporto e ha aggiunto il suo nome all'elenco delle persone cui è vietato lasciare il paese. Malalai ha fatto ricorso contro la sua sospensione, ma i tribunali non hanno fatto nulla. Malalai ha detto recentemente a Human Rights Watch: "Dopo la mia espulsione dal parlamento, la mia vita è diventata ancora più a rischio e le minacce di morte si sono moltiplicate. Un parlamentare, il giorno della votazione per la mia espulsione, ha detto davanti a tutti che se non starò zitta sarò eliminata". "Invece di rifiutarle il passaporto e bollarla come una criminale, il governo afgano dovrebbe chiedere al parlamento di restituirle il suo posto e dovrebbe arrestare coloro i quali la minacciano di morte", ha dichiarato Adams. "Questa è l'occasione per il Presidente Hamid Karzai di mostrare ai "donors" che le donne hanno un ruolo nella politica afgana e nella ricostruzione del paese."

Minacce di morte a Luz Estela Castro!

Minacce di morte a Luz Estela Castro, avvocata, Coordinatrice del Cedehm (CDHM), Centro per i Diritti Umani delle Donne di Chihuahua (Messico) attivista contro la violenza sulle donne, difensora delle famiglie delle donne e ragazze violentate e uccise a Ciudad Juarez e Chihuahua. L'abbiamo conosciuta in Italia due anni fa in varie iniziative a Bologna, ha partecipato anche alla manifestazione nazionale delle donne a Napoli. Era presente anche l'ottobre scorso al convegno "Mujeres en Lucha" organizzato a Roma per il 30° della fondazione delle Madres de la Plaza de Mayo.
www.cedehm.org