26 giugno 2010

Appello di Luisa Morgantini alla Comunità Internazionale


Appello alla Comunità Internazionale per fermare la politica illegale israeliana di deportazione di cittadini palestinesi da Gerusalemme Est


Il Ministero degli Interni israeliano ha deciso di revocare la cittadinanza di Gerusalemme a tre membri del Consiglio Legislativo Palestinese (PLC) – Sheikh Mohammed Abu Tair, Mohammad Totah and Ahmed Attoun – così come a Khalid Abu Arafa, ex ministro del decimo governo Palestinese. Nei giorni scorsi la polizia ha notificato loro l’ordine di lasciare Gerusalemme entro il 3 luglio 2010. La motivazione data loro per giustificarne la deportazione è che essere stati eletti nel PLC ed essere membri del governo palestinese non è “leale” verso lo Stato di Israele. Questa motivazione , oltre ad essere evidentemente contraria alla legalità internazionale, che considera Gerusalemme Est parte dei Territori Occupati Palestinesi e non riconosce l’annessione israeliana di Gerusalemme – è anche in contraddizione con gli accordi firmati da Israele sull’elezione dei membri del PLC a Gerusalemme.
Ancora una volta le autorità israeliane violano i fondamentali diritti umani della popolazione palestinese, in un più vasto contesto che vede la politica israeliana diventare ogni giorno più aggressiva contro la presenza di palestinesi a Gerusalemme. L’aumento delle attività di colonizzazione, la demolizione di case, la deportazione e la confisca delle Carte d’Identità continua nella parte Est della città, così come l’espulsione di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Sheikh Jarrah e Silwan.
In base ai dati forniti dal Ministero degli Interni Israeliano, soltanto nel 2008 sono state 4.577 le cittadinanze revocate ai palestinesi di Gerusalemme. Inoltre, la municipalità di Gerusalemme ha ratificato un piano di demolizione e confiscato numerose case palestinesi nel quartiere di al-Bustan, a Silwan, e ha fatto partire i lavori per costruire 600 nuove unità abitative a Beit Hanina, nell’area di Shufat.

Tutte le persone che credono nei diritti umani e nel rispetto della legalità internazionale dovrebbero appellarsi alla Comunità Internazionale, ai Parlamenti, ai Governi e all’Unione Europea non solo per condannare, ma anche per prendere seri e concreti provvedimenti per fermare la politica israeliana di deportazione, per impedire l’espulsione da Gerusalemme dei tre membri del PLC e dell’ex ministro, per fermare la confisca di Carte d’Identità ai cittadini palestinesi di Gerusalemme e tutte le attività di colonizzazione.

Luisa Morgantini
Già Vice Presidente del Parlamento Europeo
Associazione per la Pace

23 giugno 2010

Un anno fa moriva Neda - Intervista alla madre


Un brano dell'intervista dell'Espresso alla madre di Neda un anno dopo la sua uccisione:
Lei continua a ripetere che gli occhi di Neda rimarranno aperti fino a quando tutto ciò per cui si batteva non diventerà realtà. Che cosa voleva, che cosa sognava Neda?
"Neda cercava la libertà. Come donna, lottava per le libertà sociali e la dignità umana. Neda sosteneva che le donne e gli uomini erano uguali e si chiedeva perché in Iran le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini. Neda non riusciva ad accettare l'hijab obbligatorio. Neda si era iscritta alla facoltà di teologia e filosofia, e dopo tre semestri aveva scelto di abbandonare gli studi perché nella sua facoltà era obbligatorio indossare il chador. Mia figlia diceva sempre: "Che vita è quella dove uno, ogni volta che deve uscire, deve preoccuparsi di come vestirsi per non avere problemi? Perché ogni volta che uno va ad una festa deve convivere con il timore delle irruzioni della polizia?" Neda credeva nella parità tra i sessi e nella libertà, e proprio per questo aveva partecipato a tutte le manifestazioni organizzate prima e dopo il voto dell'anno scorso".

Qui l'intervista completa

Un premio a Madrid per Malalai....occhio alla maglietta!



Malalai Joya è stata premiata a Madrid per il suo impegno umanitario in Afghanistan (notizia da Italiarawa)