Bologna 11 gennaio- Giornata Globale di solidarietà con la Siria
Chiediamo la fine dell'assedio,
il
cessate il fuoco, lo stop alla fornitura di armamenti a tutti gli attori
armati, degna accoglienza per profughe/i
e richiedenti asilo
che fuggono da una guerra che è un
massacro di civili.
In Siria è iniziato il quarto anno di
guerra, il 1 gennaio la popolazione sopravvissuta si è svegliata con i
bombardamenti, gli stessi che vanno avanti da quando è iniziata la repressione
del marzo del 2011.
Solo nel 2013 sono stati uccisi più di
41.000 civili tra cui un numero enorme di bambine e bambini, tre anni di violenze con almeno
120 mila morti.
Il regime si accanisce sulla popolazione
con sempre nuovi tipi di armi tra queste le bombe barile che seminano morte e
distruzione ovunque, lasciando anche tanti mutilati.
L'Occidente ha
sbandierato la propria “vittoria” sulle armi
chimiche portate via per mare ad Assad. Ma ciò non impedirà
alle bambine e bambini siriani di morire o rimanere orfani o invalidi per
sempre per i bombardamenti, gli attacchi dei cecchini delle varie fazioni, la
fame, il freddo, la mancanza di cure, cosa che non sembra interessare le potenze occidentali.
Questo atteggiamento ci indigna
profondamente come cittadine europee!
Gli sfollati ormai 8 milioni, aumentano
giorno per giorno, sono costituiti per la maggior parte da donne, bambini,
anziani, ammassati in tende che non li proteggono dal freddo intenso, in totale
isolamento, difficili da raggiungere con aiuti umanitari.
I profughi sono ormai circa 2 milioni
500.000 .
E' un disastro umanitario senza fine!
Da un lato il regime si accanisce con
ogni mezzo contro i civili massacrandoli e costringendoli a fuggire, dall'altro
squadroni armati di fanatici islamisti seguaci di Al Qaeda come l'ISIS (stato
islamico dell'Iraq e della Siria o del Levante) e altri gruppi rivali, per la
maggior parte provenienti da fuori, conducono in Siria una loro guerra
parallela arrivando a sequestrare e massacrare
ferocemente medici, giornalisti e civili per seminare il terrore.
Di fatto regime e ISIS sono due facce
della stessa medaglia, sono la fonte delle sofferenze e atrocità che le siriane
e i siriani subiscono ormai inermi.
Le opposizioni moderate, laiche o
islamiche, anch'esse armate, non sono unite fra loro e sono incerte se
partecipare ai “colloqui di pace” a Ginevra con la presenza di Assad.
I prigionieri politici del regime già
numerosissimi prima, con la repressione iniziata nel marzo 2011, sono aumentati
vertiginosamente con 200.000 reclusi e recluse dal 2011.
In queste carceri su donne e minorenni
si pratica sistematicamente lo stupro e le donne partoriscono in carcere senza assistenza e
molte di loro muoiono.
A questa tragedia che tocca tutte/i
coloro che fuggono dalle guerre si aggiunge l'indegna accoglienza che ricevono
nei CIE e anche nei CARA (Centri di accoglienza richiedenti asilo) come
denunciato e documentato da testimoni. Episodi di corruzione, sfruttamento
della prostituzione, criminalità, umiliazione e violazione della dignità sono
all'ordine del giorno.
Tutto questo accade sotto l'ombrello
della famigerata legge Bossi/Fini che con la repressione ha preteso di
risolvere un problema come quello dell'emigrazione sempre esistito e aggravato
da situazioni di miseria e soprattutto dai diffusi focolai di guerra.
Denunciamo l'uso sistematico dello
stupro, come arma di guerra da parte
degli attori armati. IL CORPO DELLE
DONNE E’ ANCORA UNA VOLTA CAMPO DI BATTAGLIA E BOTTINO DI GUERRA PER INFLIGGERE
CASTIGO E OFFESA AL NEMICO E SEMINARE
TERRORE.
Nella
nostra ricerca di contatti e relazioni significative, abbiamo ascoltato
testimonianze che ci hanno fatto capire quanto
sia diventata grave e senza via d’uscita la situazione in Siria. Su quel
movimento laico e pacifico che manifestava nelle piazze e per le strade delle
belle città della Siria si è scatenata la repressione feroce da parte del
regime che ha fatto 3.000 morti in poco tempo.Il rumore delle armi ha coperto
ogni voce di aspirazione a libertà e democrazia, mentre i giochi politici
internazionali e dei paesi confinanti hanno contribuito a fomentare il
conflitto armato con le loro scelte di campo, l’aiuto scellerato in armi a
tutti gli attori armati e l’uso del dramma siriano per equilibri strategici e
geopolitici. Intanto ad Aleppo come in altre città, come fu a Sarajevo, la
popolazione si reca al mercato in cerca di cibo, malgrado i cecchini e i
bombardamenti sempre in agguato, per affermare il valore della vita e della
sopravvivenza nonostante le vittime quotidiane. Come in tutti i conflitti
armati!
E’ necessaria la creazione di corridoi
umanitari per portare aiuti di prima necessità in un paese dove manca tutto,
dove si muore di assedio, si muore di fame sotto gli occhi indifferenti della
comunità internazionale.
Noi
Donne in Nero saremo a Ginevra il 21 al Summit intitolato “Women lead to
peace” con la presenza delle donne siriane testimoni della tragedia del
loro paese e il 22 in occasione dei colloqui GINEVRA 2 insieme alle donne di
Codepink e altre associazioni, organizzeremo forme dimostrative per esprimere
il nostro appoggio alle donne siriane e affermare che colloqui di pace che non
prevedano la presenza delle donne non potranno dare buoni risultati, colloqui
di pace che vedano la presenza di soli attori armati sono destinati a fallire,
c'è bisogno di costruttrici e costruttori di pace quando si vuole davvero
uscire dalla guerra.
Dal Syrian Women Forum for
peace:
Le voci delle donne devono essere incluse nel processo di pace,
non solo perché sono vittime di guerra, ma anche, cosa più importante, perché
le donne sono i costruttori di pace più efficaci. Nel conflitto gli uomini
hanno preso le armi, mentre le donne hanno tenuto insieme le comunità. Le donne
sono diventate più forti e meglio attrezzate a svolgere un ruolo chiave nel
garantire la pace vera.
Mouna Ghanem, fondatrice, Forum delle Donne Siriane per la Pace
Mouna Ghanem, fondatrice, Forum delle Donne Siriane per la Pace
Donne in Nero Bologna
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