25 febbraio 2009

Documento della comunità di pace di San José de Apartadò (Colombia).

Quello che segue è un documento inviato dalla comunità di pace di San José de Apartadò in Colombia.
Ci racconta questi anni di persecuzione da parte dell'esercito colombiano e dei paramilitari e come allo stato colombiano siano funzionali solo le realtà che esprimono una resistenza armata, mentre la resistenza che esprime una volontà di costruire un mondo diverso con al centro la "dignità" e la pace è scomoda e va eliminata.
Nel caso in cui questa forma di resistenza pacifista si diffondesse troppo non avrebbe più senso lo stato "securitario" violento su cui si fondano l'esistenza di Uribe e del suo governo e gran parte dell'economia colombiana, ma non solo.


QUATTRO ANNI DI BUGIE E STERMINIO MA ALLO STESSO TEMPO QUATTRO ANNI DI MEMORIA E DIGNITÀ

Il 21 di febbraio si sono compiuti quattro anni dall’orrendo massacro realizzato dall’esercito congiuntamente ai paramilitari; in quella occasione sono stati assassinati Luis Eduardo, suo figlio Deiner, la sua compagna Bellanira, Alfonso, la sua compagna Sandra i loro figli Natalia e Santiago così come Alejandro.
Si è trattato di uno dei peggiori massacri perpetrati nella storia del nostro paese; in quella occasione hanno agito insieme la crudeltà totale, gli istinti di morte e di sterminio coniugati alla più completa sfacciataggine alla ricerca del raggiungimento di un solo obiettivo: distruggere la comunità.
Malgrado le bugie, le azioni portate avanti per distruggerci, la costruzione di montature, l’assassinio di civili, le deportazioni, il furto di terre e le innumerevoli violazioni dei diritti umani, la memoria dei nostri amici ed amiche continua ad essere più ferma che mai e ci ha permesso fino ad oggi di conservare la nostra dignità
Loro ci hanno illuminato e dato forza; nei momenti più difficili ci sono vicini mentre costruiamo un cammino alternativo, sono più vivi che mai, il massacro dei loro corpi ha costituito unità e vitalità per la nostra comunità di fronte alla barbarie alla quale ci hanno sottoposto ogni giorno.
Abbiamo costruito e camminato generando a ogni passo l’edificazione di quello che significa dignità, questa luce, che molti ci aiutano a mantenere, è costituita dalla comunità che si unisce a molte luci che nel nostro paese optano per questi cammini alternativi e differenti come quelli della resistenza civile a partire da azioni comunitarie e solidali.
Sono stati quattro anni molto duri durante i quali ci è mancata la loro presenza e quella di coloro che sono stati assassinati in questi dodici anni però abbiamo imparato a costruire amore a partire dal dolore, speranza dalla disperazione e a rendere possibile quello che agli occhi del potere appare impossibile: siamo un’alternativa frutto dei nostri martiri assassinati che hanno creduto in un processo e fanno strada nel nostro cammino quotidiano.
Grazie tante per tutta questa solidarietà dimostrata nei confronti della comunità in questi quattro anni, soprattutto nei momenti in cui si è accentuata la volontà di distruggerci da parte dello stato, tutte le voci che sentono e vivono un mondo diverso hanno permesso che oggi noi siamo qua a commemorare questi quattro anni, non solo nella comunità ma anche in molti luoghi del mondo.
Vogliamo approfittare dell’occasione per condividere con voi l’ultimo diritto di petizione interposto da padre Javier in cui si raccolgono le barbarie commesse contro la nostra comunità negli ultimi mesi.


Questo è un documento che lasciamo all’umanità perché faccia giustizia per tutte queste atrocità, oggi non esiste giustizia di fronte alla barbarie contro la nostra comunità solo persecuzione, però crediamo che la storia farà giustizia.

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