E’ cominciato il “ ritiro da Gaza” dell’esercito israeliano che si lascia dietro un cumulo di macerie, zone di Gaza completamente desertificate dall’opera dei tank . Sono state distrutti case, aranceti, oliveti : uno scenario lunare terrificante.
Niente è risolto : le donne invisibili e disperate che sono morte o sono rimaste ferite gravemente nella trappola di Gaza rimarranno dimenticate se le donne del mondo non si incaricheranno di dare loro visibilità .
Il governo d’Israele, colpevole del massacro di 1340 palestinesi di cui 418 bambini in 22 giorni, non può restare come al solito impunito.
Il massacro non è altro che l’apice del brutale assedio di Gaza iniziato dopo la vittoria di Hamas, come forma di punizione collettiva, illegale, accompagnata da omicidi mirati e da vessazioni di ogni genere. Tutto questo si è innestato nel quadro di una politica israeliana di occupazione militare e colonizzazione dei territori palestinesi in cui dal 1967 si è assistito al furto legalizzato di terreni e case.
Dall’inizio del massacro, chiamato emblematicamente “Piombo fuso”, Gaza è stata trasformata in una trappola senza scampo per la popolazione.
La popolazione palestinese paga il prezzo dell’incapacità e non-volontà della comunità internazionale di fare rispettare ai governi israeliani la legalità, pur non potendo dimenticare che il lancio di razzi da parte di Hamas costituisce una minaccia per la popolazione civile israeliana ed è quindi da condannare.
Chiediamo che si dia seguito alla denuncia dell’ONU dei crimini di guerra commessi dall’esercito israeliano e che il governo d’Israele risponda davanti a un tribunale internazionale per i crimini contro i diritti umani commessi nella Striscia di Gaza.
Siamo stanche di parole piegate agli interessi e alle posizioni di potere , quello che è illegale deve esserlo anche per Israele, un massacro non può essere chiamato né “guerra” né “conflitto”.
La stampa e i media italiani, con poche eccezioni, si sono distinti per silenzi o giustificazioni della politica di aggressione israeliana, così come la maggioranza dei politici italiani ha dimostrato poca conoscenza della situazione palestinese, senza manifestare indignazione o dolore per tante morti e tanta distruzione.
Come Donne in Nero, in sorellanza con le pacifiste palestinesi e israeliane, guardiamo a un futuro di pace con giustizia e, come dice Hanan Ashrawi , parlamentare palestinese, “ la pace è una parola che va riempita di contenuti” e aggiunge
“ Al mio popolo dico: la via è la resistenza non violenta”
21 gennaio 2009
Donne in Nero di Bologna
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