25 gennaio 2010

Ricordiamo tre stimate e amate femministe e attiviste per i diritti delle donne di Haiti vittime del terremoto.

Myriam Merlet

dirigente dello staff del Ministero per le Donne di Haiti, è morta nel terremoto di Port Au Prince. Era rimasta intrappolata nella sua casa ed è spirata prima di poter essere salvata. Come molte altre che sono fuggite dalla povertà e dalla repressione ha lasciato Haiti negli anni ‘70. Dopo una vita politicamente attiva nella diaspora haitiana Myriam è ritornata ad Haiti con la sua giovane famiglia nel 1986. Sia come attivista politica sia come professionista ha continuato a impegnarsi nel processo di cambiamento sociale e politico di Haiti. Myriam è anche autrice di pubblicazioni sui temi dei diritti delle donne, la razza e il genere. Femminista radicale si è impegnata sul tema della violenza di genere e ha lottato contro la cultura dello stupro evidenziando come tradizioni e costumi ma anche comportamenti istituzionali, politici e sociali creano l’humus che autorizza e legittima la violenza sulle donne. Myriam fu promotrice insieme alla ministra dell’apertura della prima Haiti Sorority Safe House (casa protetta della sorellanza di Haiti) per le donne che hanno subito violenza.


Magalie Marcelin

attrice e avvocata, fondò Kay Famn, organizzazione per i diritti delle donne che fornisce rifugio e offre microcredito alle donne sopravvissute alla violenza domestica. Marcelin era appassionata al suo lavoro come sostenitrice di campagne in cui richiamava l’attenzione sulla disuguaglianza e il pregiudizio che le donne affrontano quotidianamante nelle loro comunità. Gli adesivi delle sue campagne avevano l’immagine di un tamburo, che richiama il simbolo della lotta contro la schiavitù ad Haiti.


Anne Marie Coriolan

consulente per il ministero per i diritti delle donne, ha fondato l’organizzazione di patrocinio Solidarité Fanm Ayisyen (Solidarity with Haitian Women SOFA). Come organizzatrice politica Coriolan era leader di un movimento che mirava a portare lo stupro in primo piano nei tribunali haitiani. Prima della lotta portata avanti da lei e dalle altre attiviste lo stupro era un crimine passionale. La figlia di Coriolan, Wani Thelusmon Coriolan, ha detto di sua madre: “Amava il suo Paese e non ha mai smesso di credere in Haiti. Diceva che quando hai un sogno devi lottare per realizzarlo. Voleva che le donne avessero uguali diritti, voleva che le donne camminassero a testa alta.”

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