16 gennaio 2010

Rapporto di Human Rights Watch sulla situazione delle donne afgane


Traduzione a cura del CISDA

In dicembre, l'ONG Human Rights Watch (HRW) ha pubblicato il suo rapporto sulla situazione delle donne afgane. La constatazione è sconvolgente. In seguito alla distruzione delle torri gemelle a New York, l’ 11 settembre 2001, l'opinione pubblica si è finalmente interessata alla condizione delle donne afghane sotto il regime taliban, fin qui criticato principalmente dalle associazioni femministe occidentali. Una vasta impresa umanitaria fu lanciata. Un'ondata mediatica, l'arrivo delle ONG, delle innumerevoli commissioni ed inchieste, delle elezioni, il fiume ininterrotto di progetti che incoraggiavano l'autonomia delle donne, sembravano presagire a un futuro più clemente. Dal 2002 al 2005, il progresso era tangibile, la scolarizzazione delle ragazze, soprattutto in città, l'accesso al lavoro ed un inizio di cambiamento delle mentalità lasciavano le loro impronte su una società esaurita dalla guerra. Tuttavia, un declino veloce è seguito.
HRW mette in discussione ogni politica di aiuto e di ricostruzione. Il rapporto passa in rassegna cinque aree emblematiche: l'aggressione delle donne nella sfera pubblica, la violenza, i matrimoni forzati, l'accesso alla giustizia e la scolarità secondaria delle ragazze. Se un quarto dei deputati è femminile, la loro parola è soffocata. Le deputate e le attiviste per i diritti umani che osano protestare sono minacciate. Gli assassini non sono rari, perpetrati dai taliban e dai loro alleati, destinati a frustrare ogni ambizione femminile. Il numero di donne nella funzione pubblica è in ribasso. L’impunità di questi crimini, assolutamente non perseguiti dal governo, aumenta l'effetto dissuasivo di questa campagna di violenza crescente.
Ciò che accade nel governo riflette una tendenza allargata. Secondo un'inchiesta realizzata nel 2008, l’ 87,2% delle donne di ogni età ha subito almeno un atto di brutalità fisica, sessuale, psicologica (1). La polizia ed i giudici non intervengono, stimando che ciò riguarda solo la sfera del privato. I problemi si regolano secondo il diritto consuetudinario pre-islamico, principale riferimento giuridico del paese, a discapito del diritto costituzionale e persino del diritto coranico. Meno del 15% delle vittime osa sporgere querela, per mancanza di fiducia nella giustizia dei tribunali.
Lo stupro non è convertito in azione penale, lo “zina”, il rapporto sessuale non regolamentato, o fuori dal matrimonio, è assimilato all'adulterio: è così che le vittime di stupro si ritrovano spesso dietro le sbarre, ed i violentatori in generale vengono assolti corrompendo i giudici. Più del 60% delle ragazze vengono sposate prima dei sedici anni di età, spesso senza il loro consenso. Le gravidanze precoci si susseguono, in un contesto di brutalità e di malnutrizione. La mortalità materno-infantile resta una delle più elevate del pianeta. La maggioranza delle ragazze non è scolarizzata ed il tasso di alfabetizzazione femminile si trova ad un livello bassissimo: di conseguenza nessuna politica di salute pubblica o di presa di coscienza dei diritti umani può essere efficace.
Come é arrivato l'Afghanistan a questo punto, dopo otto anni di presenza straniera, di aiuto finanziario massiccio - 8,9 miliardi di dollari, provenienti da sessanta paesi differenti - e di assistenza ininterrotta? La scala del Pnud localizza l'Afghanistan al numero 181 su 182, giusto prima del Niger. Ed il tasso di alfabetizzazione femminile è più basso con una media nazionale del 12,8% ed un tasso di quasi zero a Kandahar. Distrazione degli aiuti e corruzione sono certamente addebitabili a questo paese, diventato ormai un narco-stato, producendo più del 90% dell'oppio mondiale. Ma l'organizzazione degli aiuti umanitari ha la sua parte di responsabilità. Il suo scopo non è un semplice ricostruzione post-conflitto, ma un tentativo di creare infine un avatar della società mondializzata che renderebbe possibile lo sviluppo sul modello capitalista.Una riflessione sulla natura degli spazi privati e pubblico in Afghanistan non è stata intrapresa, e ciò ha invalidato sforzi considerevoli, screditati come un'ingerenza inaccettabile. In un contesto reazionario-patriarcale, i diritti delle donne non costituiscono un'emergenza e l'etica umanitaria esige difficilmente l'applicazione di una nozione universale dei diritti umani accettabile in Afghanistan.
Il campanello di allarme è suonato quando, nel maggio 2009, il presidente Karzaï fece adottare una legge che restringe i diritti delle donne sciite, di un livello di severità sconosciuta persino ai taliban. Malgrado la protesta internazionale, Karzai fece passare in silenzio una versione alleggerita, per assicurarsi il voto dei fondamentalisti sciiti. Per rimanere al potere, Hamid Karzaï non ha smesso di fare dei compromessi coi politici conservatori, a scapito delle donne. L'opposizione ai taliban non è fondata su dei motivi ideologici, ma su ragioni di strategia opportunista. Questo è successo perché i reazionari signori della guerra sostengono il governo contro l’insorgenza, e il governo deve quindi ricompensarli, sacrificando ogni misura in favore delle donne: l'abbietto trattamento di queste cittadine di serie B è il solo argomento che li trova tutti d’accordo. La mancanza di abilità delle agenzie umanitarie viene presentata come un tentativo per screditare l'onore virile.
Il fallimento e la vanificazione di un qualsiasi stato di diritto…

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