18 settembre 2009

A proposito dell’uccisione di Sanaa - Comunicato delle Donne in Nero di Bologna


L’uccisione di Sanaa da parte del padre è prima di tutto un fatto gravissimo che ci colpisce tutte, native e migranti.
Ancora una volta una donna paga il proprio diritto a scegliere sulla propria vita, così come pagano tutte le donne che vogliono porsi al di fuori delle regole della cultura patriarcale.
Non si tratta di una questione religiosa ma di tradizioni e di culture che giustificano la punizione delle donne in quanto il loro corpo è il depositario dell’identità, dell’onore della famiglia e della comunità. Tutto questo naturalmente accentuato dall’inevitabile conflitto generazionale.
Non dimentichiamo che la legge italiana sul delitto d’onore è stata eliminata solo nel 1981, quando già in Italia avevamo conquistato diritti molto avanzati (divorzio, aborto,consultori, addirittura il nuovo diritto di famiglia che stabilisce la parità tra donne e uomini, pari opportunità, ecc.), mancava solo quella legge a riprova non di una distrazione, ma di una tradizione e dei costumi molto resistenti in alcune zone del Paese, dove le donne erano costrette a sposare il proprio stupratore per risarcire l’onore del padre e della famiglia , finché una donna coraggiosa, Franca Viola, pose in discussione l’usanza e la rifiutò cambiando il corso della storia.
Crediamo che sia necessario continuare a lottare ogni giorno contro queste tradizioni patriarcali e nello stesso tempo contro il razzismo che si nasconde dietro l’idea di presidi contro il burqa da parte di gruppi di orientamento fascista e dietro le dichiarazioni della ministra per le Pari Opportunità anche se manifesta l’intenzione da parte del Governo di costituirsi parte civile.
Nello stesso momento in cui “si strappano le vesti” per questo delitto, dopo aver approvato una legge crudele sulla migrazione, finanziano un accordo con la Libia di Gheddafi che si ripercuote dolorosamente sui corpi e sulla vita delle donne migranti che nei campi di concentramento libici subiscono ogni sorta di violenza o trovano la morte in mare insieme ai loro compagni di sventura.
E’ quindi necessario stabilire relazioni sempre più intense e diffuse che ci permettano di confrontarci sulle nostre realtà e su come la convivenza possa essere positiva sia per le migranti che per la native.
Le donne agiscono con pratiche politiche diverse da quelle degli uomini ma contribuiscono più di loro alla costruzione di società e civiltà attraverso una politica delle relazioni che unisce invece di dividere, senza per questo oscurare le diversità, ma piuttosto facendone tesoro.
Un primo momento d’incontro sarà comunque mercoledì 23 settembre in piazza Nettuno alle ore 17 per la manifestazione contro i respingimenti promossa da Altra Città a cui abbiamo aderito come Donne in Nero

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