
25 novembre 2013
21 novembre 2013
L'incontro con Asmae Dachan
LA SIRIA E' ANCHE QUI
Dopo la grande attenzione mediatica di
un paio di mesi fa sulla situazione siriana siamo già nella fase in cui la
Siria non esiste più e, scampato il pericolo di un bombardamento da parte
dell'Occidente, ci siamo rilassati supponendo che tutto fosse rientrato nei
ritmi di una normale vita quotidiana.
L'incontro con la trentottenne Asmae
Dachan, giornalista siriana che vive da tempo in Italia con la sua famiglia
fuggita dalle angherie di Assad padre, organizzato a Bologna dalle Donne in
Nero che si è svolto il 15 novembre nella sede della Provincia, ci ha aperto
gli occhi e anche la mente e il cuore.
Asmae ha proiettato le foto scattate
ad Aleppo e nei campi profughi nel suo viaggio di agosto, affrontato sfidando
il continuo pericolo, e la realtà è apparsa improvvisamente in tutta la sua
evidenza. In Siria c'è devastazione, miseria e fame. Aleppo appare distrutta,
macerie ovunque; i campi profughi sono misere tendopoli colme di bambini,
spesso orfani, che hanno poco o nulla da mangiare, giocano tra rivoli di
liquami eppure sono sorprendentemente belli, come se la bruttura che li
circonda non li sfiorasse.
Ma tante, troppe sono le storie di
bimbi che muoiono per la denutrizione che condividono con le madri che non hanno
più il latte per allattarli.
Anche gli adulti soffrono perché hanno
abbandonato le loro case e non hanno più nulla, forse neanche la speranza.
Come sempre accade nelle guerre molte
donne hanno subito violenza, valvole di sfogo della polizia di Assad che non
trovando i padri, i fratelli, i mariti le "disonora" distruggendone
la vita e lasciando una "macchia" indelebile sulla famiglia.
Come Asmae ci ha spiegato attualmente
i contendenti armati in campo sono tre.
Da una parte c'è l'esercito di Assad,
il dittatore spietato che per tanti anni è stato e ancora è un interlocutore
per i Paesi Occidentali in quanto presunto baluardo contro l'avanzata del
fanatismo religioso e anche per la Russia di cui è tradizionale alleato per
l'importante posizione strategica, dall'altra parte l'esercito formato dai
disertori che intendeva aiutare la popolazione civile, malissimo equipaggiato e
adesso infiltrato da spie di Assad. Ultimamente si sono formate anche bande
armate di fanatici collegati ad Al Qaeda, apparentemente contro il regime, ma che
in realtà fanno il suo gioco fornendo la giustificazione della lotta
all'integralismo religioso.
In tutto ciò la popolazione civile, in
gran parte giovane, che si è pacificamente ribellata a decenni di angherie e
alla totale mancanza di libertà (dal 1963 vige la legge marziale) e che da sola
era scesa in campo contro Assad,
decimata dalle continue violenze, dai bombardamenti, si è spesso rifugiata nei
campi profughi e paga le conseguenze di lotte sanguinose che ormai hanno poco a
che vedere con la prospettiva di un futuro migliore.
La media borghesia benestante ha
spesso cercato una via di fuga attraverso la Libia per raggiungere l'Europa, ma
è stata ridotta in povertà per ottenere un passaggio su quei barconi in cui
tanti hanno trovato la morte proprio a casa nostra! Sì, la Siria è anche qui.
Allora, cosa possiamo fare noi dalle
comode poltrone di casa nostra?
Intanto possiamo parlarne e chi può
deve fare pressione sui media affinché le sofferenze dei Siriani non siano
dimenticate nella speranza che i governi democratici si muovano.
Asmae ci ha anche presentato un
giovane siriano che vive a Bologna, rappresentante di un'organizzazione umanitaria
che provvede a raccogliere aiuti (medicine, coperte,...) e a trasportarli direttamente
nei campi profughi su ambulanze che vengono lasciate sul posto.
La Siria
sta morendo, per via delle bombe, degli spari, dell’indifferenza e dei giochi
di potere. Il numero delle vittime accertate ha superato i 200 mila;
altrettanti sono i detenuti per reati d’opinione; oltre 10 milioni sono i siriani sfollati all’interno dei
confini nazionali; oltre 2 milioni sono i profughi; ormai centinaia i siriani
morti nel Mediterraneo mentre tentavano di mettersi in salvo dalle persecuzioni
in Libia ed Egitto, paesi dove si erano inizialmente rifugiati fuggendo dai
bombardamenti, ma dove sono stati poi presi di mira. La Siria sta morendo… ma
fino alla fine, il suo popolo resiste e continua la sua lotta con dignità e
coraggio.
12 novembre 2013
LA SIRIA E’ ANCHE QUI Incontro con Asmae Dachan giornalista siriana il 15 novembre alle 18
LA
SIRIA E’ ANCHE QUI
Chiediamo degna accoglienza per profughe/i
che fuggono da una guerra che è un
massacro di civili.
Sempre più arrivano nel nostro
paese, bambine, bambini, donne e uomini,
provenienti dall’inferno siriano, senza
trovare una degna accoglienza, considerando che stanno fuggendo da una guerra
interna e quindi hanno lo status di profughi con diritto di asilo e di
assistenza umanitaria.
In
Siria, da uno scenario iniziale, in cui si individuava un movimento laico fatto
di donne e uomini che chiedevano al regime autoritario e brutale di Assad il
riconoscimento dei diritti civili e maggiore libertà, si è passati ad un altro
scenario che vede quasi esclusivamente la contrapposizione dei soggetti armati,
i loro coinvolgimenti nei massacri con armi chimiche senza nessuna
considerazione per le sofferenze della
popolazione civile. Nel frattempo sono trascorsi due anni che hanno portato
all’uccisione di quasi 100.000 persone e alla fuga di più di 4.000.000 di
Siriane e Siriani e 2 milioni di sfollati.
Nella nostra ricerca di contatti e
relazioni significative, abbiamo ascoltato testimonianze che ci hanno fatto
capire quanto sia diventata grave e
senza via d’uscita la situazione in Siria. Su quel movimento laico e pacifico
che manifestava nelle piazze e per le strade delle belle città della Siria si è
scatenata la repressione feroce da parte del regime che ha fatto 3.000 morti in
poco tempo, si è poi innestata una reazione, presto diventata armata, da parte
di vari soggetti anche islamisti con apporti di Al Queda provenienti da altri
paesi.
Il rumore delle armi ha coperto ogni
voce di aspirazione a libertà e democrazia, mentre i giochi politici
internazionali e dei paesi confinanti hanno contribuito a fomentare il
conflitto armato con le loro scelte in campo, l’aiuto scellerato in armi ai
contendenti e l’uso del dramma siriano per equilibri strategici e geopolitici.
Intanto ad Aleppo come fu a Sarajevo la popolazione si reca al mercato malgrado
i cecchini, per affermare il valore della vita e della sopravvivenza nonostante
le vittime quotidiane. Anche le maestre, fra molti pericoli aprono ogni mattina
la scuola, non negli edifici scolastici, ma in luoghi di fortuna, per dare una
parvenza di normalità alle bambine e ai bambini traumatizzati. In realtà ci sono molte zone prive dei generi di prima
necessità a partire dall’acqua, latte per i bambini, corrente elettrica. La
vita degli sfollati nei campi profughi è terribile e, senza aiuti, si prevede
un disastro umanitario già in parte avviato. Come in tutti i conflitti armati, L’ARMA
DELLO STUPRO è già largamente in uso. IL CORPO DELLE DONNE E’ ANCORA UNA VOLTA
CAMPO DI BATTAGLIA E BOTTINO DI GUERRA PER INFLIGGERE CASTIGO E OFFESA AL
NEMICO.
E’ necessaria la creazione di corridoi umanitari
per portare aiuti di prima necessità in un paese dove manca tutto, dove si
muore di assedio, si muore di fame sotto gli occhi indifferenti della comunità
internazionale.
E’ necessario l’impegno dell'ONU e degli
organismi internazionali, anche UE, per una soluzione negoziata del conflitto,
e la cessazione della fornitura di armi ai contendenti.
Intanto,
qui da noi, è urgente l’abolizione della famigerata legge BOSSI-FINI.
Esprimiamo solidarietà
con la Sindaca di Lampedusa per il suo impegno e coraggio!
Ne parliamo con Asmae Dachan giornalista siriana
il 15 novembre alle 18 Saja dello Zodiaco
Palazzo della Provincia via Zamboni, 13
Donne in Nero Bologna
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