1 maggio 2008

1° Maggio 2008 in Piazza Maggiore

Rispetto alla nostra soggettività politica riteniamo grave la situazione che si è creata in Italia non solo a seguito del prevalere delle forze più retrive e autoritarie nel governo del Paese , ma anche per le prospettive internazionali nelle quali queste forze si posizioneranno.

Si parla già di impegno maggiore rispetto ai luoghi della “guerra al terrore” e si fa un feticcio della “sicurezza”. Non possiamo dimenticare la tragica esperienza di Genova in cui “prove di regime” sono state fatte a spese di centinaia e centinaia di cittadine e cittadini non solo italiane e italiani.

Ci preoccupa in tal senso la criminalizzazione di ogni forma e voce di chi vuole difendere i beni comuni come l'acqua e il territorio (l’esperienza del “ No dal Molin” vale per tutti) e i diritti di scelta delle donne che chiedono la pillola del giorno dopo e che l'obiezione di “coscienza” non leda la loro autodeterminazione.

Ci sono segnali preoccupanti di indottrinamento e di graduale erosione della laicità come tratto distintivo dei luoghi pubblici, dall'ingerenza religiosa nella scuola in continuo aumento, ai corsi prematrimoniali proposti dal Comune di Bologna per chi si vuole sposare civilmente, gestiti da un'associazione cattolica che ha a fondamento la difesa della vita a partire dal concepimento.

Rinnovate e potenti forme di controllo sociale si esercitano attraverso gerarchizzazioni in tutti gli ambiti.
Si cerca di spogliare i lavoratori e le lavoratrici dei diritti all'autoorganizzazione e alla contrattazione, presentandoli come ostacoli allo sviluppo, mentre non si affronta in maniera seria né il problema della qualità del lavoro né quello della sicurezza.
L'aumento delle spese militari, il coinvolgimento nel commercio delle armi e nelle guerre permanenti sono decisi da gerarchie politiche, militari e finanziarie, in spregio al dettato della nostra Costituzione.

C'è una riaffermazione dura di un sistema gerarchico a sostegno di un autoritarismo diffuso nella società che decide chi deve contare e chi no a dispetto di ogni principio democratico.
Si tratta di nuove gerarchie patriarcali che cancellano le donne e le loro intelligenze dai luoghi delle decisioni, impoverendo la società nel suo complesso e impedendo un cambiamento di prospettive politiche e culturali.
In questo quadro si intensificano le violenze e le forme di sfruttamento nei confronti delle donne native e migranti, queste ultime più indifese perché rese invisibili dall'indifferenza generale.

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