19 agosto 2009

Elezioni del 20 agosto in Afghanistan- Malalai Joia : Stessi asini ma con una sella nuova. Le forze Nato se ne vadano


Da Vanity Fair del 19 agosto, di Francesca Pelucchi.

La BBC l’ha definita la donna più coraggiosa dell’Afghanistan. Per gli integralisti islamici è solo una “dead woman walking”, già scampata a cinque attentati.
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Il 20 agosto ci sono le elezioni presidenziali: come andranno?
Non ho molte speranze, perché il popolo afghano non avrà un vero ruolo. Segneranno solamente l’ascesa dell’ennesimo pupazzo appoggiato dalla Casa Bianca…..
Lei chi appoggia?
Io tifo per Ramazan Bashardot: democratico e indipendente. E perché le forze NATO se ne vadano.
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Via i Talebani, oggi il Paese è nelle mani dei Signori della guerra: stessi asini ma con una sella nuova, per dirla con un vecchio proverbio.
Oggi abbiamo due nemici: le forze di occupazione che con le loro bombe fanno centinaia di vittime civili e i Talebani.
Senza le forze Nato avremmo un unico avversario contro cui combattere.

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Fra i 41 candidati ci sono anche due donne : vuol dire qualcosa?
No, la condizione delle donne peggiora ogni giorno che passa.
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La recente norma che praticamente legalizza lo stupro tra le mura domestiche è solo la punta di un gigantesco iceberg.
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A breve tornerà in Afghanistan, non ha paura?
Non ho paura di morire. Meglio che tacere di fronte all’ingiustizia. Perché, come dico spesso, loro potranno anche strappare un fiore, ma non possono impedire l’arrivo della primavera.

7 agosto 2009

In Sudan donne a processo per aver indossato pantaloni : la battaglia di Lubna


03/08/2009
Sudan, Lubna sfida la corte: pronta a ricevere 40 mila frustate

Da Peacereporter


La donna condannata per 'abbigliamento indecente' continua la sua battaglia alla vigilia del verdetto

Dopo aver rifiutato l'immunità garantitale dalle Nazioni Unite, Lubna Ahmed al-Hussein si dice pronta a ricevere 40 mila frustate.

La giornalista sudanese arrestata dalla polizia lo scorso 3 luglio in un ristorante di Khartoum, per aver indossato pantaloni, sarà giudicata martedì. Le altre 12 donne che si trovavano con lei hanno ricevuto una condanna a 10 frustate, ma Lubna Ahmed al-Hussein sta combattendo una battaglia più grande: quella per eliminare l'articolo 152 della legge sudanese - da lei giudicato anticostituzionale e contro la sharia -, per il quale negli ultimi 20 anni sono state frustate decine di migliaia di donne.
"Ho già vinto metà della mia battaglia" ha dichiarato la donna, dopo che decine di giornalisti hanno presenziato alla prima udienza della corte costituzionale lo scorso mercoledì. E se ne attendono altrettanti alla lettura del verdetto finale, che Lubna Ahmed al-Hussein ascolterà indossando gli stessi "indecenti" abiti.

Ogni sei ore una donna indiana viene picchiata a morte



Dall'UNITA' del 6 agosto
India, giusto che le suocere picchino le nuore
di ma.m.

Non è crudeltà prendere a calci la propria nuora, non è colpa, non è reato. Che nell’altra faccia dell’India tecnologica e in rincorsa ci fosse un universo femminile calpestato in nome di vecchie usanze e tradizioni non è una novità. Ma a dare via libera alle violenze domestiche stavolta è la Suprema Corte indiana, tirando le somme in coda ad una serie di appelli di nuore, mariti e suocere. Beghe di famiglia, storie piccole così da non sprecarci una riga sui giornali: un mondo di sofferenze tra le pareti di casa, un inferno che in India è più vero che altrove.

Dunque è giusto, per legge, schiaffeggiare la nuora, prenderla a calci, rimproverarla con asprezza, lasciarle solo vestiti usati. E anche riprendersi i regali fatti nel giorno del matrimonio. La Corte riconosce alle suocere il compito di educare le nuore, i mezzi valgono il fine. Un pranzo malcucinato, la casa non rassettata abbastanza, un figlio maschio che non arriva: tutto è un errore, tutto si paga.

E le prime a soffiare sulle braci del malcontento dello sposo sono quelle che fino a ieri hanno subito lo stesso trattamento: poco più che serve in casa del marito, sotto l’autorità dei genitori di lui. Al suocero si consegna lo stipendio, lui amministra e dispone. Alla suocera si consegna la propria vita, è lei a decidere della vita familiare, anche quando la nuora non è più una ragazzina.
Spose in matrimoni combinati, specialmente negli strati sociali più bassi. Spose che hanno il dovere di portare una dote - dovere non codificato dalle leggi ma radicato nella società - e quando questa non arriva, o è inferiore alle aspettative, finiscono per perdere ogni diritto. Anche quello di vivere.

Non si conta il numero di incidenti domestici che ogni anno cancellano 20-25.000 donne in India. Un fornello che non funziona, il fuoco che divora la stoffa leggera del sari e lascia sfigurate o peggio. Stime un po’ datate - perché è difficile segnare un confine tra il dolo e la fatalità - scandiscono l’orologio della violenza: ogni sei ore una donna indiana viene picchiata a morte, arsa viva o decide di mettere lei stessa la parola fine ad un’esistenza fatta di quotidiane angherie. Botte, vessazioni, acido gettato in faccia per vendicarsi o rimettere in riga la sposa ribelle. Morti invisibili, che raramente arrivano sui giornali.

Mettere al mondo una bambina è una disgrazia per la famiglia che un giorno dovrà indebitarsi per procurarle una dote. Gli aborti selettivi sono consuetudine, le madri di figlie femmine hanno un dolore in più. Come Mamta Mali, il suo caso qualche anno fa fece parlare. Si gettò in un pozzo con le tre figlie piccolissime, perché non ne poteva più dei rimproveri della suocera complice del marito: volevano il ventilatore e la tv che avrebbe dovuto portare in dote, la torturavano per quelle bambine. Se le è portate via con sé, per risparmiar loro una vita come la sua.

La legge proibisce dal 1961 l’estorsione sulla dote, come vieta alla vedove di immolarsi sulla pira del marito. La realtà non ha però lo stesso rigore delle norme, soprattutto nelle zone rurali o tra gli strati sociali più poveri. E le donne sono le prime a credere che sia giusto essere punite - il 56% - se hanno sbagliato a preparare un piatto o hanno trascurato i loro doveri familiari. Che sono interminabili - come spesso accade anche ad altre latitudini alle donne su cui ricade la cura di generazioni intere, dai neonati ai nonni. E ora la Suprema Corte dice che è tutto giusto - non uccidere certo, ma appena meno. Le suocere hanno ragione, le nuore si mettano in riga: il mondo non funzionerebbe se alzassero la testa.
05 agosto 2009

18 luglio 2009

Intervento di una donna all'assemblea del NO DAL MOLIN : Non mi appartengono i caschi, gli estintori, i sassi, gli scudi.



Pubblichiamo l'intervento di Anna Faggi all'assemblea dell'8 luglio del presidio No Dal Molin .


Sabato 4 luglio i fatti mi hanno confermato di essere parte di un disegno politico che non mi appartiene.

Non mi appartengono i caschi, gli estintori, i sassi, gli scudi.
Non mi appartiene la volontà di programmarli e di giustificarli come mezzi di autodifesa.
Non mi appartiene il criterio che il fine giustifica ogni mezzo, criterio di berlusconiana memoria ( e poi quali obiettivi sono stati davvero raggiunti?)
Non mi appartiene la figura retorica del ragazzo che si barda di tutto punto e "da l'ultimo bacio all'amata prima di partire per il fronte", reiterando delle figure stereotipate di maschile e femminile.
Non mi appartiene, come adulta, l'irresponsabilità di mandare avanti a difendermi degli adolescenti.
Si è parlato dal palco, anzi direi dal pulpito, di autodifesa, di essere grati a questi ragazzi perché ci stavano difendendo. Io non voglio essere difesa da nessuno e tanto meno da persone che hanno il volto coperto e le mani piene di sassi.
Il significato di PACE al presidio è cambiato, probabilmente come volevano alcuni e viene detto che finalmente non è più quello assunto in questi anni, dove essere pacifisti in sostanza significava non opporsi mai.
E in questo senso si interviene come portavoce del Presidio No Dal Molin al contro forum G8 dell'Aquila dicendo che sulla scorta delle mobilitazioni contro il Dal Molin nell'indipendence day del 4 luglio e sulla scorta delle manifestazioni dell'Onda, è stato dimostrato come anche le scelte di autodifesa e protezione delle manifestazioni possono essere chiare, limpide e condivise dai protagonisti sociali delle lotte stesse.
Ebbene vi dico: TUTTO QUESTO NON IN MIO NOME.


Anna Faggi, una donna del Presidio No Dal Molin.

16 luglio 2009

Uccisa in Cecenia Natalya Estemirova, attivista per i diritti umani. Aveva ricevuto il premio "Anna Politkovskaya"

Dall'Unità.it

La responsabile di un'associazione russa per la difesa dei diritti umani è stata rapita ed uccisa in Cecenia. L'ufficio del procuratore di Mosca ha confermato che Natalya Estemirova, capo del gruppo Memorial, è stata rapita dopo aver lasciato la sua abitazione questa mattina, come aveva reso noto il portavoce dell'associazione. Citando fonti del governo, l'Interfax ha poi riportato che il corpo della donna è stato ritrovato nella confinante repubblica di Ingushezia.

Estemirova era nota per il suo impegno per i diritti umani nelle ex zone di guerra della Cecenia insieme a Memorial, gruppo che si dedica alla denuncia degli abusi commessi in passato dal regime sovietico e dall'attuale governo russo.Aveva ricevuto il premio "Anna Politkovskaya" l'attivista per i diritti umani rapita in Cecenia e trovata morta in una boscaglia dell'Inguscezia. Natalya Estemirova lavorava per 'Memorial', la principale organizzazione non governativa russa per la difesa dei diritti umani che aveva portato allo scoperto una serie di abusi avvenuti in Cecenia e nel Caucaso settentrionale. Il suo corpo, con evidenti segni di violenza, è stato ritrovato nel pomeriggio in una zona nei pressi della città di Nazran in Inguscezia. Secondo le prime informazioni, sarebbe stata finita a colpi di pistola. Poche ore prima, lo staff dell'Ong aveva fatto sapere che la Estemirova «era stata sequestrata all'uscita di casa» intorno alle 8,30 di mattina nella capitale cecena, Grozny.

Tra i molti incontri in programma per oggi, l'attivista sarebbe dovuta partire insieme al ministro dell'Interno ceceno, ma all'appuntamento non è mai arrivata. «Le autorità cecene avevano espresso più di una volta malumori per il suo lavoro», ha fatto sapere l'Ong.

15 luglio 2009


13 luglio 2009

11 Luglio 1995 : genocidio di Srebrenica


Non dimentichiamo il genocidio di Srebrenica.

Patricia Tough in rappresentanza delle Donne in Nero di Bologna ha partecipato alla cerimonia di commemorazione delle vittime del massacro.
Guarda il video da Euronews

4 luglio 2009

4 luglio, Vicenza: NODALMOLIN

Il 4 luglio, giornata in cui gli statunitensi festeggiano la propria indipendenza dall’impero britannico,
vogliamo decretare la nostra indipendenza dall’impero militare statunitense, liberando la terra dalla presenza di una nuova base di guerra.

Dall'appello del NODALMOLIN