

29 marzo 2012
E'morta Adrienne Rich poeta, saggista, lesbica e femminista

FIRMIAMO L'APPELLO CONTRO L'ACQUISTO DEGLI F35

DONNEINNERO
www.donneinnerobologna.blogspot.com
Il Ministro alla Difesa ha deciso di confermare l’acquisto di
90 cacciabombardieri nucleari F35:
una delle più micidiali armi da guerra mai costruite,
che costa circa 115 milioni di euro al pezzo.
In tutto più di 10 miliardi di euro
Si tratta di una scelta irresponsabile
in un momento in cui si costringono milioni di italiani a fare enormi sacrifici e mancano risorse per la polizia, la giustizia, la protezione civile, la scuola, la lotta alla povertà e per gli enti locali.
Per questo è importante accrescere la pressione sul Parlamento che ora dovrà valutare e cancellare questa decisione.
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Perchè dire NO al cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter?
NO allo spreco di risorse per aerei da guerra sovradimensionati e contrari allo spirito della nostra Costituzione
SI all’utilizzo di questi ingenti risorse per le necessità vere del paese: rilancio dell’economia, ricostruzione dei luoghi colpiti da disastri naturali, sostegno all’occupazione
NO alla partecipazione ad un programma fallimentare anche nell’efficienza: il costo per velivolo è già passato (prima della produzione definitiva) da 80 milioni di dollari a 130 milioni di dollari (dati medi sulle tre tipologie)
SI all’investimento delle stesse risorse per nuove scuole, nuovi asili, un sostegno vero all’occupazione, l’investimento per la ricerca e l’Università, il miglioramento delle condizioni di cura sanitaria nel nostro Paese
NO al programmi militari pluriennali e mastodontici, pensati per contesti diversi (in questo caso la guerra fredda) ed incapaci garantire Pace e sicurezza
SI all’utilizzo delle risorse umane del nostro Governo e delle nostre Forze Armate non per il vantaggio commerciale dell’industria bellica, ma per la costruzione di vera sicurezza per l’Italia
NO al soggiacere delle scelte politiche agli interessi economici particolari dell’industria a produzione militare e dei vantaggi che essa crea per pochi strati di privilegiati
SI al ripensamento della nostra difesa nazionale come strumento a servizio di tutta la società e non come sacca di privilegi e potere
Firma anche tu l'appello proposto dalla mobilitazione contro F35
15 marzo 2012
ANNULLATO CONVEGNO SIGNORE DELLA GUERRA IN CAMPIDOGLIO
Grazie alla mobilitazione del CISDA e di tutti coloro che sono intervenuti per annullare il vergognoso convegno!
Comunicato ANSA
AFGHANISTAN: ANNULLATO CONVEGNO SIGNORE DELLA GUERRA IN CAMPIDOGLIO (ANSA) – Roma 14 mar
Il convegno della discordia che avrebbe dovuto tenersi in Campidoglio e che prevedeva come ospite quello che è definito come il “signore della guerra” Mohammed Mohaqiq, sarà annullato.
A comunicarlo è oggi, dopo le accese polemiche di ieri, il consigliere delegato per il continente Asia Romulo Sabio Salvador che lo aveva indetto. Il titolo del convegno,
Ma ieri due senatori del Pd, Roberto Della Seta e
Il Campidoglio aveva precisato che il sindaco Gianni Alemanno «invitato a partecipare, non ha mai avuto in agenda tale appuntamento».
Il consigliere del Pdl Domenico Naccari aveva poi ricordato che Mohaqiq «ha fatto richiesta, che verrà presumibilmente accolta, di incontrare i membri della Commissione esteri della Camera. Ne sa qualcosa, evidentemente, Jean Leonard Touadi, se non erro esponente del Pd e collega di partito di Della Seta e Ferrante, invitato al pari del sindaco al convegno e al pari del sindaco previsto fra i partecipanti».
13 marzo 2012
Protestiamo contro l'arrivo in Italia del criminale afghano Mohaqiq!!!
Comunicato del CISDA, Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane onlus, 12/03/2012
I prossimi 16 e 17 marzo sono annunciate a Roma due vergognose iniziative che vedono protagonista il tristemente noto signore della guerra e criminale afgano Mohammed Mohaqiq, leader del movimento fondamentalista di Hezb-e-Wahdat.
Il 16 marzo questo criminale di guerra sarà addirittura il principale oratore ad un convegno organizzato al Campidoglio, alla presenza del sindaco Alemanno, di Gilberto Casciani (Presidente Commissione Affari Internazionali), di Nino Sergi (Intersos), di Emanuele Giordana e Lisa Clark (rete Afgana), dell’on.le Gianni Vernetti (Commissione Affari Esteri e Assemblea Parlamentare NATO, dell’ on.le Jean Léonard Touadì (Commissione Affari Esteri e Assemblea Parlamentare NATO).
È vergognoso e lascia senza parole il fatto che la Rete Afgana avalli la presenza e l’autorevolezza di un criminale di guerra di questo calibro: con pensiamo di voler parlare di pace in Afghanistan?
Inoltre, il 17 marzo a Roma, in via San Gallicano con il pretesto dei festeggiamenti per il capodanno afghano, Mohaqiq parteciperà alla commemorazione annuale della morte di Mazari, sanguinario signore della guerra riconosciuto responsabile di eccidi efferati ai danni della popolazione civile afghana negli anni 1992-1996.
Secondo la circostanziata ricostruzione di Human Rights Watch nel report Blood Stained Hands (http://www.hrw.org/sites/default/files/reports/afghanistan0605.pdf) Mohammed Mohaqiq fu uno dei più sanguinari comandanti delle milizie di Hezb-e-Wahdat durante la guerra civile tra il 1992 e il 1996, insieme a Abdul Ali Mazari e Muhammad Karim Khalili. Dopo la caduta dei Talebani nel 2001, Mohaqiq fu nominato vice presidente del governo ad interim e ministro per la Pianificazione Urbanistica. Durante la Loya Jirga del 2002, il suo partito fu tra i più violenti nell'usare minacce e intimidazioni contro gli altri delegati, contribuendo a vanificare quel processo che molti speravano potesse finalmente togliere potere ai signori della guerra e mettere il destino dell'Afghanistan nelle mani della società civile. Invece, furono ancora i signori della guerra a essere confermati al potere e rafforzati.
Nel 2002, erano ancora agli ordini di Mohaqiq le milizie di Hezb-e-Wahdat che saccheggiarono e depredarono la provincia di Balkh e i dintorni di Mazar-e Sharif, attaccando deliberatamente la popolazione civile delle campagne e facendone oggetto di ripetuti pestaggi, assassinii e stupri.
Nel 2007, Mohaqiq fu uno dei principali artefici della famigerata legge sull'amnistia, subito condannata dall'ONU, varata dal governo Karzai in difesa dei signori della guerra che si erano macchiati di crimini contro l'umanità durante la guerra civile 1992-1996.
Inoltre è fra i fautori di una retriva legge contro le donne, che autorizza legalmente lo stupro e la violenza all'interno del matrimonio.
Tuttora, gli uomini di Mohaqiq sono noti e temuti soprattutto per i rapimenti di ragazze, spesso studentesse aggredite mentre si recano a scuola, che vengono stuprate e poi rese alle loro famiglie dietro il pagamento di un riscatto.
Il CISDA, Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane, si unisce a tutte le forze e i movimenti che lavorano per la giustizia e i diritti umani in Italia, in Afghanistan e nel mondo per condannare fermamente la sua presenza in Italia e ogni tipo di accoglienza istituzionale a Roma del criminale contro l'umanità Mohammed Mohaqiq.
11 marzo 2012
Attacco armato all'ufficio di Malalai Joya
8 marzo 2012
BOLOGNA : 8 MARZO in Piazza Maggiore per Rossella Urru
7 marzo 2012
Ecco come si festeggia l'8 marzo in Afghanistan: Karzai appoggia un "codice di comportamento" delle donne
Hamid Karzai appoggia un “codice di comportamento” che limita i diritti delle donne
Il presidente afghano approva il “codice di comportamento” che le attiviste hanno definito un enorme passo indietro sul tema dei diritti femminili
Il presidente afghano ha appoggiato il “codice di comportamento” emanato dall’influente consiglio di religiosi che le attiviste hanno definito un enorme passo indietro sul tema dei diritti femminili nel paese.
Le dichiarazioni del presidente Hamid Karzai a favore del documento rilasciato dal consiglio degli Ulema, che consente ai mariti, in certi casi, di picchiare le mogli e incoraggia la segregazione di genere sono viste come una mano tesa ai taleban.
Gli USA e Karzai sperano di portare i taleban a negoziati che portino alla conclusione del decennale conflitto nel paese. Ma le attiviste sono preoccupate che le conquiste fatte dalle donne dopo il 2001 vengano così cancellate. Durante il regime dei taleban che precedette l’invasione americana del 2001, alle ragazze era vietato frequentare le scuole e le donne dovevano indossare il burqa, che le copriva dalla testa ai piedi. Le donne non erano autorizzate a uscire di casa senza essere accompagnate da un maschio della famiglia.
Il “codice di comportamento” pubblicato venerdì dal consiglio degli Ulema e inserito nel quadro di una più estesa dichiarazione riguardo a questioni politiche nazionali, comprende una serie di linee guida che le donne religiose dovrebbero osservare volontariamente, ma le attiviste sono preoccupate che questo passo preannunci un grosso passo indietro rispetto all’orientamento che dal 2001 a oggi ha consentito l’emanazione di leggi tendenti a estendere i diritti femminili.
Le norme del “codice di comportamento” sanciscono che le donne non sono autorizzate a viaggiare senza essere accompagnate da un uomo e non possono parlare con sconosciuti in luoghi quali le scuole, mercati e uffici. Picchiare la propria moglie è vietato solo “nel caso questo gesto non sia compiuto in conformità con la sharia”.
A una precisa domanda sul “codice di comportamento” posta a Karzai durante una conferenza stampa, il presidente ha risposto che è in linea con la legge islamica e che è stato stilato in seguito a consultazioni con gruppi di donne afghane, senza però specificare quali. “Il consiglio dei religiosi afghani non ha posto alcuna limitazione alle donne. È la legge della sharia di tutti i musulmani e di tutti gli afghani” ha aggiunto Karzai.
L’appoggio pubblico alle linee guida fornite dal consiglio dei religiosi potrebbe essere interpretato nell’ottica di rendere il suo governo più accettabile per i taleban, o anche soltanto per cercare di avere dalla propria parte del consiglio degli Ulema in quanto importante intermediario nelle trattative con gli insorgenti.
Ma le attiviste hanno dichiarato che questo appoggio significa che le leggi in vigore o quelle pianificate a protezione dei diritti delle donne potrebbero essere sacrificate sull’altare dei negoziati di pace. “Viene così inviato un messaggio estremamente preoccupante; le donne ora si aspettano di essere svendute ai negoziati di pace” ha dichiarato Heather Barr, una ricercatrice di Human Rights Watch, l’organizzazione per i diritti umani basata a New York.
Shukria Barikzai, una parlamentare eletta a Kabul da sempre attiva sulle questioni di genere, ha affermato di essere preoccupata che Karzai e il consiglio di religiosi arrivino a ignorare le stesse leggi afghane. “Riguardo ai diritti civili in Afghanistan, Karzai dovrebbe osservare la Costituzione”, ha dichiarato Barikzai. La Costituzione afghana sancisce la parità tra uomo e donna.
“Anche il fare eccezione per alcuni casi di violenza sembra contraddire la legge afghana che proibisce gli abusi in famiglia. In aggiunta, le linee guida del consiglio degli Ulema promuovono norme che limitano i diritti delle donne in materia di divorzio; un’inversione di tendenza da parte di Karzai, che aveva promesso di voler riformare la legge sullo stato di famiglia per rendere i divorzi più equi” ha dichiarato Heather Barr. “Quanto ha affermato rappresenta un cambiamento significativo rispetto ai suoi intendimenti sui diritti femminili”, ha aggiunto.
Fatana Ishaq Gailani, un’attivista per i diritti femminili e fondatrice dell’Afghanistan Women's Council, ha detto che i diritti delle donne sono stati usati come merce di scambio in un gioco politico. “Vogliamo un islam giusto, non un islam politico” ha dichiarato, aggiungendo di sostenere le trattative con i taleban ma che le donne afghane non dovrebbero essere sacrificate per raggiungere lo scopo.
Hadi Marifat, dell’Afghanistan Human Rights and Democracy Organisation, che ha svolto una ricerca su 5.000 donne per stilare un rapporto sulla condizione femminile nel paese, ha affermato che queste dichiarazioni mostrano come Karzai stia spostando il suo orizzonte verso le più strette interpretazioni della sharia: “Nell’Afghanistan post taleban i principi guida del presidente Karzai riguardo ai diritti delle donne sono stati da un lato ispirati al tentativo di attrarre fondi dalla comunità internazionale e dall’altro alla necessità di avere sostegno da parte del consiglio degli Ulema e di altri conservatori. Ciò che preoccupa è che ora la bilancia pende più verso elementi conservatori, cosa che appare evidente dalle sue dichiarazioni”.